sabato 13 settembre 2014
lunedì 8 settembre 2014
CHI E' CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO a cura di Victor Di Maria
Chi è causa del suo mal pianga se stesso
E'
stato pubblicato il rapporto annuale «Paying taxes» dalla Banca mondiale che
misura il livello di tassazione delle nazioni del mondo diviso per aree
geografiche.
In
base ai riscontri effettuati dai ricercatori è emerso che in Italia su 100 euro
di utili realizzati da un’impresa il 65,8% è destinato a imposte, tasse e
contributi.
Se
ne deduce quindi che il livello di tassazione delle nostre imprese è il più
alto tra quelli dei paesi Europei presi in esame.
Non
aggiungiamo alcun commento.
Tuttavia
alcune considerazioni sono obbligatorie.
Uscire
dalla stagnazione economica, liberare risorse per la crescita diventa, alla
luce di questi dati, sostanzialmente difficile.
Le
Piccole e Medie Imprese, che in Italia rappresentano la colonna vertebrale che
sorregge praticamente l'economia, non potranno mai competere in un sistema
globalizzato.
Si
aggiunge, a questa considerazione, la nota dolente che gran parte del prelievo
è ingurgitato da una Pubblica Amministrazione improduttiva che non rende alcun
servizio alla comunità e che quindi, oltre a rappresentare una spesa, diventa
tale spesa soprattutto "INUTILE".
Ma
diamo uno sguardo ai numeri.
Dall’analisi
dei dati registrati dalla Fondazione Symbola su dati Eurostat, elaborazioni
Unioncamere, si evidenzia che in Italia oltre i tre quarti del totale degli
addetti del settore manifatturiero operi all’interno di quelle che sono
definite PMI, intendendo con tale acronimo tutte quelle imprese – piccole e
medie - le cui dimensioni rientrano entro certi limiti occupazionali (fino a 250
addetti).
Una
cifra che in termini assoluti corrisponde ad oltre 3 milioni di addetti su un
totale di 4 e che, se confrontata con la struttura degli altri paesi europei,
fa emergere le caratteristiche del sistema imprenditoriale italiano. Infatti
l’incidenza degli addetti nelle PMI sul totale degli addetti in Italia (pari al
76,7%) è di gran lunga superiore rispetto a quanto riscontrato nella media dei grandi
paesi comunitari che si attestano, invece, su un valore pari al 59,7%.
Nello
specifico, in Germania tale incidenza risulta pari al 48,3%, in Francia al
56,2% e nel Regno Unito al 57,8%.
In
Italia, rispetto ad altri paesi europei, è esigua la percentuale di addetti
impiegati all’interno delle grandi imprese. Infatti, se in media per i grandi
paesi comunitari l’incidenza degli addetti impiegati nelle grandi imprese sul
totale è pari al 40,3%, nel nostro paese tale valore scende ad appena il 23,3%.
Da
tale analisi è facile comprendere che solo un’azione di forte e tangibile
sostegno del comparto delle Piccole e Medie Imprese potrà validamente contribuire
a far uscire la nazione da questo stato di profonda crisi.
Ricordiamo
soltanto un dato: gli aiuti di Stato al comparto dell’industria dell’auto in
Italia nel corso dell’ultimo ventennio hanno assorbito una parte importante del
PIL (Incentivi alla rottamazione, cassa integrazione per gli operai degli
stabilimenti FIAT).
Se
lo Stato (quindi la politica) avesse scelto di sostenere anche le piccole e
medie imprese sicuramente oggi avremmo un quadro meno critico.
Ma
niente. Nessuno aiuto. Anzi, si è fatto in modo di disincentivare i piccoli (artigiani
e piccole industrie), con una serie infinita di balzelli e procedure tali da
scoraggiare anche il più intrepido imprenditore.
Carenza
di liquidità, difficoltà di accesso al credito, calo di fatturati, diminuzione
dei consumi, burocrazia, pressione fiscale.
Potremmo
continuare con un elenco pressocché infinito.
Il
dibattito sulle possibili soluzioni si svolge all'interno di un recinto
strettissimo che non consente di offrire prospettive di interventi
straordinari, seri, epocali, senza conseguente copertura finanziaria.
Non
sta a noi, modesti operatori professionali del segmento economico-tributario,
avanzare proposte politiche. Non è il nostro “lavoro”. Noi ci limitiamo ad
osservare e, semmai, ad avanzare un grido di allarme. La posizione delle
Piccole e Medie Imprese in Italia, ma in particolare in Sicilia (terra
abbandonata a se stessa, nella quale ancora oggi poter avere un decente
collegamento internet è un miraggio – solo per fare un esempio) è nello stato
comatoso.
E
allora cosa fare ?
Con
il suo ineguagliabile pragmatismo, Mr.Churchill ebbe a ricordare ai propri
connazionali, e oggi a noi, che le leggi
rispondono ad esigenze della collettività, che quando non rispondono più a
quelle esigenze, vanno abrogate o cambiate.
E
se chi ci governa non capisce tale elementare assunto potrebbe voler significare
che la palla, inevitabilmente, ritorna nelle mani di chi questi governati
avrebbe contribuito a scegliere con il voto.
Chi
è causa del suo mal pianga se stesso.
Dott.
Victor Di Maria
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