lunedì 8 settembre 2014

CHI E' CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO a cura di Victor Di Maria

Chi è causa del suo mal pianga se stesso

E' stato pubblicato il rapporto annuale «Paying taxes» dalla Banca mondiale che misura il livello di tassazione delle nazioni del mondo diviso per aree geografiche.
In base ai riscontri effettuati dai ricercatori è emerso che in Italia su 100 euro di utili realizzati da un’impresa il 65,8% è destinato a imposte, tasse e contributi.
Se ne deduce quindi che il livello di tassazione delle nostre imprese è il più alto tra quelli dei paesi Europei presi in esame.
Non aggiungiamo alcun commento.
Tuttavia alcune considerazioni sono obbligatorie.
Uscire dalla stagnazione economica, liberare risorse per la crescita diventa, alla luce di questi dati, sostanzialmente difficile.
Le Piccole e Medie Imprese, che in Italia rappresentano la colonna vertebrale che sorregge praticamente l'economia, non potranno mai competere in un sistema globalizzato.
Si aggiunge, a questa considerazione, la nota dolente che gran parte del prelievo è ingurgitato da una Pubblica Amministrazione improduttiva che non rende alcun servizio alla comunità e che quindi, oltre a rappresentare una spesa, diventa tale spesa soprattutto "INUTILE".
Ma diamo uno sguardo ai numeri.
Dall’analisi dei dati registrati dalla Fondazione Symbola su dati Eurostat, elaborazioni Unioncamere, si evidenzia che in Italia oltre i tre quarti del totale degli addetti del settore manifatturiero operi all’interno di quelle che sono definite PMI, intendendo con tale acronimo tutte quelle imprese – piccole e medie - le cui dimensioni rientrano entro certi limiti occupazionali (fino a 250 addetti).
Una cifra che in termini assoluti corrisponde ad oltre 3 milioni di addetti su un totale di 4 e che, se confrontata con la struttura degli altri paesi europei, fa emergere le caratteristiche del sistema imprenditoriale italiano. Infatti l’incidenza degli addetti nelle PMI sul totale degli addetti in Italia (pari al 76,7%) è di gran lunga superiore rispetto a quanto riscontrato nella media dei grandi paesi comunitari che si attestano, invece, su un valore pari al 59,7%.
Nello specifico, in Germania tale incidenza risulta pari al 48,3%, in Francia al 56,2% e nel Regno Unito al 57,8%.
In Italia, rispetto ad altri paesi europei, è esigua la percentuale di addetti impiegati all’interno delle grandi imprese. Infatti, se in media per i grandi paesi comunitari l’incidenza degli addetti impiegati nelle grandi imprese sul totale è pari al 40,3%, nel nostro paese tale valore scende ad appena il 23,3%.
Da tale analisi è facile comprendere che solo un’azione di forte e tangibile sostegno del comparto delle Piccole e Medie Imprese potrà validamente contribuire a far uscire la nazione da questo stato di profonda crisi.
Ricordiamo soltanto un dato: gli aiuti di Stato al comparto dell’industria dell’auto in Italia nel corso dell’ultimo ventennio hanno assorbito una parte importante del PIL (Incentivi alla rottamazione, cassa integrazione per gli operai degli stabilimenti FIAT).
Se lo Stato (quindi la politica) avesse scelto di sostenere anche le piccole e medie imprese sicuramente oggi avremmo un quadro meno critico.
Ma niente. Nessuno aiuto. Anzi, si è fatto in modo di disincentivare i piccoli (artigiani e piccole industrie), con una serie infinita di balzelli e procedure tali da scoraggiare anche il più intrepido imprenditore.
Carenza di liquidità, difficoltà di accesso al credito, calo di fatturati, diminuzione dei consumi, burocrazia, pressione fiscale.
Potremmo continuare con un elenco pressocché infinito.
Il dibattito sulle possibili soluzioni si svolge all'interno di un recinto strettissimo che non consente di offrire prospettive di interventi straordinari, seri, epocali, senza conseguente copertura finanziaria.
Non sta a noi, modesti operatori professionali del segmento economico-tributario, avanzare proposte politiche. Non è il nostro “lavoro”. Noi ci limitiamo ad osservare e, semmai, ad avanzare un grido di allarme. La posizione delle Piccole e Medie Imprese in Italia, ma in particolare in Sicilia (terra abbandonata a se stessa, nella quale ancora oggi poter avere un decente collegamento internet è un miraggio – solo per fare un esempio) è nello stato comatoso.
E allora cosa fare ?
Con il suo ineguagliabile pragmatismo, Mr.Churchill ebbe a ricordare ai propri connazionali, e oggi a noi,  che le leggi rispondono ad esigenze della collettività, che quando non rispondono più a quelle esigenze, vanno abrogate o cambiate.
E se chi ci governa non capisce tale elementare assunto potrebbe voler significare che la palla, inevitabilmente, ritorna nelle mani di chi questi governati avrebbe contribuito a scegliere con il voto.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.


Dott. Victor Di Maria