sabato 15 marzo 2008

LEGITTIMA DIFESA

LEGITTIMA DIFESA

La questione è sempre uguale e a sentirli parlare, bianchi rossi verdi o gialli, tutti usano lo stesso melmoso linguaggio del poletichese, lo stesso servile "assolvimentismo".

La situazione economica ormai non lascia spazio a nessuna ipotesi di ottimismo. I mesi che seguiranno saranno tragici e l'effetto boomerang della crisi americana (oggi ha chiuso i battenti una delle più grosse istituzioni bancarie USA) ci travolgerà in maniera ineluttabile.

Non avremo scampo.

Ma quali tesoretti o detassazione.

Il quadro economico che si profila sarà quello di una crescita con il segno negativo e quindi il post elezioni è già segnato dalla prospettiva di un grande governo di "LARGHE INTESE".

E sappiamo bene quando LOR SIGNORI fanno le LARGHE INTESE cosa questo comporterà, non avremo più scampo.

Ci racconteranno che, considerata la situazione economica ed il quadro di quella internazionale, sarà necessario ed INDISPENSABILE l'assunzione di un atto di alto profilo di responsabilità.

E allora per far passare "IL VELENO CHE CI FARANNO INGOIARE" e tentare di bloccare sul nascere eventuali iniziative sindacali a tutela, loro dicono, dei lavoratori, proclameranno il grande incontro !
Sarà rielaborata la vecchia politica delle CONVERGENZE PARALLELE, IL COMPROMESSO STORICO della serie IL RITORNO.

E' già tutto scritto. E' tutto previsto. Avranno persino i discorsi ufficiali già scritti.

L'unica iniziativa che ci consentirà di salvarci è quella di proclamare l'astensione ASSOLUTA dai versamenti dei tributi !
Apparirà una proposta eversiva ma è semplicemente l'unico strumento a disposizione di noi comuni mortali, quale ULTIMO atto di LEGITTIMA DIFESA !!!
14 marzo 2008
Victor Di Maria

giovedì 13 marzo 2008

AMERICA AMERICA

Le previsioni sulla crisi del mercato immobiliare negli Stati Uniti sono da infarto.
Vi ricordate i SUBPRIME, i mutui concessi a chiunque senza verificarne il reddito e trasformati in fondi di investimento piazzati a destra e a manca?
La banca vendeva il mutuo e anche il fondo con il mutuo dentro. Geniale. Alcune banche, come la Northern Rock, sono saltate per aria e il valore del loro titolo azionario è stato quasi azzerato.
Ben Bernanke, il capo della Federal Reserve, aveva previsto, nel luglio 2007, il danno al sistema finanziario americano in 100 miliardi di dollari. La Goldman Sachs ha poi rivisto la stima a 500 miliardi dollari. NOURIEL ROUBINI della New York University Stern School of Business ha di recente alzato la posta fino a una perdita di 3.000 miliardi di dollari.
Una cifra pari al 20% del PIL degli Stati Uniti.
Sempre Roubini valuta un effetto collaterale sulla Borsa statunitense in una perdita di 5.600 miliardi di dollari.Il pessimismo di Roubini, o forse realismo, si spinge fino a prevedere una perdita di valore complessiva equivalente all’intero PIL annuo degli Stati Uniti.
Il valore delle case è diminuito di almeno il 10% dai massimi e si ipotizza una perdita di un ulteriore 20%.
Chi sta pagando un mutuo spesso consegna le chiavi di casa alla banca quando si accorge che l’ipoteca sull’immobile è superiore al valore di mercato. La banca deve quindi svalutare il suo patrimonio immobiliare.
Per rientrare dalle perdite (voragini) finanziarie chiede il rientro dei crediti a rischio. E vende i titoli più esposti.Scende il valore delle banche, dei titoli, delle case e, all’improvviso, nessuno fa più prestiti.
Il valore del dollaro crolla, 63.000 posti di lavoro in meno in febbraio 2008. In questi casi si parla sempre di un nuovo 1929, dato lo scenario non è escluso che possa succedere.
Gli economisti ipotizzano la più grande crisi finanziaria dagli anni ’30.
L’italiano medio con il suo stipendio tra i più bassi d’Europa, le tasse tra le più alte del mondo e servizi pubblici indecenti può credersi al riparo da questo tsunami finanziario.
Peggio di così gli sembra difficile. Qualche piccola precauzione è comunque meglio prenderla per non rovinarsi del tutto. Per chi non ha soldi, non fare nessun debito. Per chi ne ha ancora qualcuno non investire in fondi e rimandare l’acquisto della casa.
Verso la catastrofe con ottimismo.

Laicità italiana

La laicita’ italiana: una laicita’ relativa e funzionale
Il crescente dibattito, accesosi in seno all’opinione pubblica, in merito al principio di laicità dello Stato, si muove lungo due direttrici principali. Una prima prospettiva, di chiara derivazione illuministica, concerne, secondo il grande costituzionalista Costantino Mortati, “l’irrilevanza per lo Stato dei rapporti derivanti dalle convinzioni religiose, nel senso di considerarli fatti privati da affidare esclusivamente alla coscienza dei credenti” ossia si ispira a quel complesso di atteggiamenti e concezioni che rivendicano la completa autonomia dei valori temporali rispetto a quelli religiosi.
Una seconda concezione, invece, pur ritenendo necessaria la distinzione tra ambito politico-civile ed ambito religioso, non rivendica il proprio disinteresse o il proprio rifiuto dell’uno a svantaggio dell’altro. Questo secondo modo di considerare il tema, ci sembra anche quello seguito dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale.
Intervenendo sulla disciplina dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, il giudice delle leggi, con la famosa sentenza n. 203/1989, esplica il principio di laicità dello Stato, identificandolo con la non confessionalità del medesimo poichè implicante non la “indifferenza dello Stato dinnanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale”. E proprio in ragione del fatto che la protezione del sentimento religioso è venuta ad assumere il significato di un corollario del diritto costituzionale di libertà di religione indipendentemente dai diversi contenuti di fede, la Corte Costituzionale, a partire dalla sentenza n. 329/1997, è intervenuta per sanzionare l’illegittimità di valutazioni e apprezzamenti legislativi differenziati e differenziatori con conseguenze circa la diversa intensità di tutela penale. La Corte, in altri termini, non solo prende coscienza e consapevolezza di uno sbilanciamento pro Ecclesia sotto il profilo della libertà religiosa ma cerca, attraverso interventi correttivi ed ispirati alla logica della ragionevolezza e della intrinseca razionalità delle differenziazioni normative, a porre le premesse, come osservato dal costituzionalista Stefano Ceccanti, affinchè la laicità, da un lato, si configuri quale “riflesso della protezione della libertà religiosa “negativa” della singola persona”, mentre, dall’altro, protegga “dal messaggio, sia pure a livello subliminale, di immagini simboliche di una sola religione”.
Se però, almeno fino ad ora, la Corte Costituzionale non ha voluto salire “sulla croce”, delineando con chiarezza i tratti della laicità italiana, il Consiglio di Stato è riuscito laddove il giudice costituzionale non ha voluto spingersi. Sulla scia della sentenza 13 febbraio 2006 n. 556, il giudice amministrativo ha statuito che una visione universale di laicità, tale da prescindere da qualunque fede religiosa, risulta fuorviante e non conforme con il nostro ordinamento costituzionale. L’organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione (art. 100, 1°comma, Cost.), nella nota pronuncia di cui sopra ed in continuazione con un indirizzo già espresso nell’esercizio della sua funzione consultiva con il parere n. 63/1988, non solo ha affermato che la laicità italiana non può essere simile a quella francese o brittanica, pena un’inopportuna omologazione di culture, ma che il simobolo religioso rappresentato dal crocifisso esposto in luogo pubblico, esaurisce la sua portata fideistica per tradursi in espressione di “valori civilmente rilevanti”. Il che sta a significare che gli ideali di rispetto, tolleranza, eguale considerazione per ogni forma di credo, risultano propri del cristianesimo e addirittura prodromici all’avvento dello Stato di Diritto. Questa ricostruzione che vede nel crocifisso il “simbolo universale”, definito così nel parere n. 63/1988, non è rimasto esente da critiche tra i costituzionalisti. E’stato sostenuto, con vigore, che un simile inquadramento appare “un tentativo di difesa estremo quanto inutile” volto a produrre “un atteggiamento di arroganza culturale” sintomatico dell’ansia e del disagio “generati da un senso di vulnerabilità cui le società occidentali fanno costantemente i conti”.
Ma è proprio così ? Il principio di laicità, in Italia, non si traduce in forme di attiva neutralità destinate ad impedire allo Stato l’affermazione di istanze religioso-ideologiche e pronte a concretizzarsi in una sorta di “progressiva indifferenza assai vicina al vecchio regime della totale separazione”, bensì, viceversa, si sostanzia in un’attitudine culturale, un rapporto con valori storici che devono essere propri, in egual misura, di credenti e non credenti. E si tratta di un rapporto non basato sulla pregiudiziale esclusione delle religioni dalla sfera pubblica, cogliendosi solo in termini relativi ossia in funzione delle istituzioni democratiche del paese preso a riferimento e del loro substrato culturale. Ora, il fatto che i valori ispiranti buona parte della legislazione italiana siano di indubbia matrice cristiana, non implica un’imposizione del simbolo cristiano, ma la semplice proposizione di un modello di convivenza, inteso quale principio ispiratore ed antefatto logico giuridico della stessa Costituzione formale.
Pertanto, alla luce di queste valutazioni, il mito della “neutralità dello spazio pubblico” si configura come fuorviante ed in antitesi al carattere laico della società italiana. Fuorviante perché nel momento in cui la Costituzione menziona espressamente la Chiesa Cattolica e le altre fedi religiose, adotta una posizione “interventista” sul problema religioso impegnandosi ad una regolamentazione legislativa del medesimo; in antitesi perché risultato di un’astrazione forzata della dimensione pubblica da quella storico-culturale.

Daniele Trabucco-Assistente universitario in Istituzioni di Diritto Pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova (daniele.trabucco@alice.it)

mercoledì 12 marzo 2008

SESSIONE DI APERTURA

Apriamo una pagina pubblica di discussione su un tema che riguarda la Sicilia, le sue prospettive future di crescita civile, culturale ed economica.
La storia della Sicilia è intrisa di una così complessa vastità di eventi che sintetizzarne i passaggi principali è difficoltoso.
Dominata da varie popolazioni provenienti da territori diversi è stata più volte conquistata e tante altre volte annessa a varie dominazioni.

Colonia della Magna Grecia e di Cartagine, conquistata dai romani diventandone una sua provincia, è stata influenzata dai tanti dominatori che sono passati sul suo suolo.

Dall’impero romano ai barbari, fu il ventitreesimo thema dell’impero Bizantino con il nome di Sikelia.
E ancora: arabi, spagnoli, austriaci, piemontesi, borbonici ect.
Millenni di storia. Culture e tradizioni si sono sedimentate determinando una CARATTERIALITA’ tipica della Sicilianità.

Già Cicerone definiva i siciliani come «gente acuta e sospettosa, nata per le controversie».

Molti intellettuali hanno individuato un tratto comune al comportamento dei siciliani, quali, per esempio, il senso alto della famiglia e dell'onore, un certo tipo di rispetto per la donna e per la femminilità, la teatralità dei gesti e degli atti, il senso dell'accoglienza, la diffidenza.

La famiglia siciliana formava nella generalità dei casi un gruppo molto allargato che include anche gli affini più lontani. Non a caso, In occasione di eventi importanti quali matrimoni, celebrazioni di lauree e varie, gli invitati possono superare le trecento unità.

Gesualdo Bufalino ha definito la Sicilia la terra della "luce e del lutto", un luogo ove i colori sono letti in controluce cambiando tonalità in modo violento. Tomasi di Lampedusa, ne “Il Gattopardo” sanciva che in "Sicilia tutto cambia affinché nulla cambi", perché sono gli stessi siciliani a ricercare il cambiamento ma nello stesso tempo a frenarlo, timorosi che esso possa spodestare le secolari abitudini e i privilegi acquisiti.

Non c’è altra chiave di lettura nel voler determinare un’analisi del perché di alcune scelte. Scelte che già sin dall’origine appaiono scontate, vecchie, obsolete, trapassate, storicizzate.

Un TRAPASSATO DEL FUTURO.

Già sappiamo quale sarà il destino del futuro prossimo di questa terra perché il suo futuro è esattamente come il suo passato e da esso prende la linfa vitale per rinnovarsi e reincarnarsi.

Il candidato più accreditato a diventare il futuro GOVERNATORE DELLA SICILIA, sembra essere il Leader del Movimento per l’Autonomia, Raffaele Lombardo.

Anche lui come il suo predecessore, l’ex Presidente Salvatore Cuffaro, è laureato in medicina e chirurgia. Partecipa alla fine degli anni settanta alla gioventù DC catanese e con la Dc ha fatto carriera nella corrente di Calogero Mannino.
Consigliere ed Assessore al Comune di Catania, diventa nel 1996
deputato alla Regione Siciliana e, rieletto nel 1991, diviene assessore regionale agli Enti Locali.
Nell'epoca di Tangentopoli ebbe una serie di inconvenienti di carattere giudiziario, iniziate nel 1992
con un arresto per abuso d'ufficio, e dopo essere stato condannato in primo grado, assolto in appello dallo scandalo giudiziario.
Nel 1994
subì ancora una volta l’azione della magistratura: fu arrestato per corruzione, per lo scandalo dell'appalto dei pasti all'ospedale di Catania, dell'azienda dell'ex presidente dell'Inter Ernesto Pellegrino.
Costretto ad essere sospeso dalla carica di deputato, in forza dell’applicazione dalla legge 55/1990, dal 22 luglio al 29 settembre 1994, decide di lasciare anticipatamente, nel dicembre 1994, l'Assemblea regionale.
La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Pellegrini, ha un epilogo importante: Pellegrini patteggia ammettendo di avere versato 5 miliardi ad alcuni politici, tra cui Lombardo, ma per i giudici alla fine furono solo un regalo, e il reato derubricato a finanziamento illecito ai partiti, e quindi prescritto.
Diventa europarlamentare nel 1999
nel Centro Cristino Democratico, vicesindaco di Catania nel 2000 ed eletto presidente della provincia di Catania nel 2003.
Nel 2004
viene riconfermato europarlamentare, dopo le dimissioni di Salvatore Cuffaro, nell' UDC, partito col quale si è schierato fino al 2005.
Nell'aprile 2005
costituisce quattro liste, tra cui il Movimento per l'Autonomia che, raccogliendo complessivamente il 20% circa di voti, si rivelano decisive per rieleggere Umberto Scapagnini (Forza Italia) sindaco di Catania.
In seguito alle accuse di gestione antidemocratica del partito rivoltegli dagli esponenti quarantenni dell'UDC siciliana, al conseguente arrivo dei supervisori e commissari Luca Volontè
(supervisore), e Francesco D'onofrio (commissario), Lombardo decide di uscire definitivamente dall'UDC fondando il suo Movimento per l'Autonomia e alle elezioni comunali di Messina del novembre 2005 si allea con l'europarlamentare, ex -Alleanza Nazionale, Nello Musumeci e la sua Alleanza Siciliana, oggi confluita ne La Destra, causando la sconfitta del candidato di centro destra.
Alle elezioni politiche del 2006
si allea con la Lega Nord di Umberto Bossi, sancendo il Patto per le Autonomie che si schiera con la Cdl e Silvio Berlusconi, che nel programma di governo recepisce i punti programmatici per lo sviluppo del Sud del paese.
Il 24 febbraio 2008
ufficializza la sua candidatura alla presidenza della Regione Siciliana per tutto il centro-destra.

Il cambiamento prospettato è sostanzialmente incardinato nella continuità per far sì che nulla cambi.

VOTA ANTONIO VOTA ANTONIO, direbbe il più illustre dei comici TOTO’
02 Marzo 2008