martedì 13 maggio 2008

Una nuova Italia

I presupposti per avviare ad una fase di normalizzazione della situazione economica, politica ed istituzionale della nostra nazione non deve passare attraverso la semplice enunciazione di buoni propositi.
La notizia pubblicata in queste ultime ore dai più importanti quotidiani nazionali con la quale abbiamo appreso che il Cavaliere Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, ha telefonato al presidente del Governo Ombra Walter Veltroni è una novità che però evoca una serie di inevitabili punti interrogativi.
Siamo certamente molto interessati agli svuluppi di questo dialogo ma ci sorgono spontanee alcune domande: cosa è cambiato rispetto soltanto a qualche mese fa ? Quali sono le novità che hanno indotto il neo Presidente a incamminarsi lungo il percorso del confronto aperto con l'opposizione ?
Una prima superficiale analisi ci fa capire che il Cavaliere ha avviato una nuova forma di "fare governo", probabilmente spinto dalla convinzione che, avendo messo in cassaforte una vittoria elettorale che pone la sua maggioranza in uno stato di assoluta tranquillità sul piano dei numeri parlamentari, avrà davanti a se cinque anni di governo senza il dover sottostare ai condizionamenti di pochi parlamentari che invece in passato hanno fortemente condizionato i governi che si sono succeduti.
Potrebbe anche essere che il Cavaliere voglia effettivamente lasciare il "segno" di quello che probabilmente sarà l'ultimo suo governo e voglia davvero questa volta interpretare una politica liberista e liberale ma nel rispetto delle pluralità parlamentari.
Le enunciazioni di principio sono fandamentali se però a queste viene fatto seguire anche un metodo di lavoro che coincida nella sostanza con i proclami.
La difesa della democrazia e della libertà, fondamento della filosofia liberale, sono due fattori imprescindibili della visione di un Paese civile, moderno e lanciato allo sviluppo equilibrato.
La libertà di opinione e di stampa rappresentano quindi un baluardo intoccabile dei principi liberali.
Manomettere le regole di questi principi, disegnare scenari che compromettano questa libertà, adottare tecniche di gestione manageriale che comportino l'oscuramento di chi fa il proprio mestiere anche se lo fa in maniera da essere contro chi governa, significherebbe aver fallito nella sostanza rispetto ai proclami di libertà.
Se qualcuno scrive qualcosa che si reputa essere lesivo della verità o peggio offensivo della dignità si ricorra ai tribunali ma si lasci la libertà di parlare.
Speriamo che il dialogo tra maggioranza e opposizione serva a risolvere alcune questioni che riguardano appunto l'esercizio del diritto della libertà di informazione quale, per esempio, il conflitto di interesse. Libertà di parola anche a chi esprime apertamente posizioni in contrasto con la classe politica che governa e di quella chi si trova all'opposizione.
Uno Stato forte non ha paura del confronto.
Dott. Victor Di Maria

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